giovedì 5 aprile 2012

Rucillo ed Eco, due temerari disertori (II)

Rucillo ed Eco, due temerari disertori (II)

Caesar neque tempus illud animadversionis esse existimans et multa virtuti corum concedens rem totam distulit; illos secreto castigavit, quod quaestui equites haberent, monuitque, ut ex sua amicitia omnia exspectarent et ex praeteritis suis officiis reliqua sperarent. Magnam tamen haec res illis offensionem et contemptionem ad omnes attulit, idque ita esse cum ex aliorum obiectationibus tum etiam ex domestico iudicio atque animi conscientia intellegebant. Quo pudore adducti et fortasse non se liberari, sed in aliud tempus reservari arbitrati discedere a nobis et novam temptare fortunam novasque amicitias experiri constituerunt. Et cum paucis collocuti clientibus suis, quibus tantum facinus committere audebant, primum conati sunt praefectum equitum C. Volusenum interficere, ut postea bello confecto cognitum est, ut cum munere aliquo perfugisse ad Pompelum viderentur; postquam id difficilius visum est neque facultas perficiendi dabatur, quam maximas potuerunt pecunias mutuati, proinde ac si suis satisfacere et fraudata restituere vellent, multis coemptis equis ad Pompeium transierunt cum eis, quos sui consilii participes habebant.



Cesare, giudicando che quello non era il momento per punizioni, con atto di grande condiscendenza per il loro valore, differì l'intera disputa; li rimproverò privatamente per i guadagni sui cavalieri, ricordando loro che dovevano attendersi ogni bene solo dalla sua amicizia e sperare, come per il passato, in altri suoi favori. Questa vicenda tuttavia recò loro grande offesa e il disprezzo da parte di tutti, e tale disprezzo lo coglievano sia dai rimproveri degli altri sia dal giudizio e rimorso della propria coscienza. Spinti da questa vergogna e credendo forse di non essere assolti, ma di venire risparmiati solo temporaneamente, decisero di allontanarsi da noi e tentare una nuova sorte, sperimentando nuove amicizie. E accordatisi con qualche loro cliente, che osarono mettere a parte di una simile azione delittuosa, dapprima tentarono di uccidere il prefetto di cavalleria C. Voluseno, come in seguito, a guerra finita, si venne a sapere, per potere trovare rifugio da Pompeo con qualche benemerenza; quando la cosa apparve troppo difficile e non vi era possibilità di condurla a termine, preso a prestito quanto più denaro poterono, come se volessero dare soddisfazione ai loro compagni e restituire il mal tolto, dopo avere comprato molti cavalli, passarono dalla parte di Pompeo con i complici del loro piano.

Nessun commento:

Posta un commento