lunedì 28 maggio 2012

Cesare


Cesare
1) La vita
2) Le opere
3) De bello Gallico

1) La vita 

Caio Giulio Cesare nacque a Roma nel 100 a.C., in una famiglia patrizia, la gens Iulia, che vantava di discendere direttamente da Venere attraverso il figlio di Enea, Ascanio, soprannominato Iulo. La parentela di Cesare con Mario, il rivale di Silla, causò da un lato la sua persecuzione da parte dei Sillani, che confiscarono tutti i bene della sua famiglia e lo costrinsero all'esilio, dall'altro il suo schieramento politico dalla parte dei populares, che appunto in Mario avevano il proprio baluardo. Morto Silla nel 78 a.C., Cesare fece ritorno a Roma e iniziò la carriera politica. Dopo esser stato riconosciuto capo del partito dei populares, nel 60 a.C. si accordò con Pompeo e Crasso, per tentare di arginare lo strapotere degli aristocratici, e con loro formò il primo triumvirato. Nominato console per il 59 a.C., ottenne per i cinque anni successivi il proconsolato della Gallia Cisalpina (l'attuale pianura padana) e Narbonese (l'attuale Provenza); qui, grazie alle vittorie ottenute contro le temibili popolazioni limitrofe,che minacciavano i confini della zona da lui protetta, e grazie alla conseguente sottomissione della Gallia, si guadagnò l'appoggio dell'esercito e un'immensa popolarità, fattori che costituirono la base del suo straordinario potere personale.
Questi successi determinarono anche le inquietudini di Pompeo (Crasso era morto nel 53 a.C., combattendo contro i Parti), che, vendendo minacciata la propria posizione di potere, cercò e ottenne l'appoggio dei senatori aristocratici, gli stessi senatori che il triumvirato aveva tentato di combattere e che ora si sentivano parimenti minacciati da Cesare. Così, quando Cesare si propose come console per l'anno successivo a quello del suo ritorno a Roma, Pompeo fece votare una legge -chiaramente diretta contro il rivale- in base alla quale solo chi era personalmente presente in città poteva sostenere la propria candidatura. Dopo il fallimento di varie trattative, Cesare, alla guida delle sue fedeli legioni, decise di attraversare il fiume Rubicone (a sud dell'odierna Ravenna), che segnava un confine non oltrepassabile in armi. Era l'inizio della guerra civile, che vide a Farsàlo la sconfitta di Pompeo e del partito senatorio (48 a.C.) e la successiva affermazione di Cesare come padrone assoluto di Roma. Non era tuttavia un potere destinato a durare; infattti, dopo aver ricoperto con continuità una magistratura straordinaria (la dittatura), il 15 marzo del 44 a.C. Cesare cadde vittima di una congiura di aristocratici nostalgici del regime repubblicano.

2) Le opere

Cesare, oltre che uomo politico, fu anche uno storico di primo piano. Sono conservate le sue due opere principali, i Commentarii de bello Gallico e i Commentarii de bello civili, che hanno per oggetto rispettivamente la campagna in Gallia e la guerra civile con Pompeo. Si trattava propriamente di “appunti” (questo il significato della parola commentarius), contenente i resoconti degli eventi militari e i rapporti al senato, dettati da Cesare ai suoi militari e successivamente rielaborati in forma artistica dallo stesso Cesare. Certo il risultato non è una storia oggettiva: benché Cesare tenti offrire una narrazione il più possibile (tanto che parla di se stesso come di Caesar, e dunque non in prima persona ma in terza), è chiaro che presenti i fatti secondo una visione personale. In ogni caso le due opere rappresentano senza dubbio la fonte più importante per la conoscenza della tormentata storia romana di quegli anni e costituiscono il diario di un condottiero geniale, che con la sua conoscenza politica e militare seppe dare una svolta alla storia del mondo occidentale. Oltre che per il loro prezioso contenuto, i commentari si apprezzano anche per il loro stile, che è conciso e privo di orpelli retorici. Una semplicità, quella di Cesare, che tuttavia nulla toglie alla completezza e all'efficacia drammatica del racconto.

3) De bello Gallico

I sette libri che compongono i Commentarii de bello Gallico, conosciuti anche più semplicemente come De bello Gallico, contengono il racconto della progressiva sottomissione della Gallia da parte di Cesare durante il suo proconsolato, dal 58 a.C. al 52 a.C.; un ottavo libro fu successivamente aggiunto da Aulo Irzio, un luogotenente di Cesare. La narrazione prende le mosse della campagna contro gli Elvezi, la cui migrazione verso nuove sedi, minacciando i confini della provincia romana (l'attuale Provenza), aveva offerto il pretesto per l'inizio della guerra. Si susseguono poi i resoconti di diverse vicende: la lotta contro il capo dei Germani, Ariovisto, che intendeva sottomettere la popolazione della Gallia del nord; la sottomissione delle diverse tribù celtiche; il viaggio in Britannia (Cesare fu il primo romano a sbarcare sull'isola), che era stata ritenuta responsabile dell'invio di aiuti alle popolazioni galliche ribelli; infine la repressione della pericolosa rivolta guidata dal re degli Arverni, Vercingetorige, che si concluse con l'espugnazione della roccaforte di Alesia, baluardo della resistenza gallica, e con la cattura dello stesso Vercingetorige. Nel resoconto delle diverse campagne militari, che portano alla definitiva affermazione romana sul territorio gallico, trovano posto anche le descrizioni degli usi e dei costumi delle popolazioni con le quali Cesare venne successivamente in contatto.  

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