Cesare
1) La vita
2) Le opere
3) De bello Gallico
1) La vita
Caio Giulio Cesare nacque a Roma nel 100 a.C., in una famiglia patrizia, la gens Iulia, che vantava di discendere direttamente da Venere attraverso il figlio di Enea, Ascanio, soprannominato Iulo. La parentela di Cesare con Mario, il rivale di Silla, causò da un lato la sua persecuzione da parte dei Sillani, che confiscarono tutti i bene della sua famiglia e lo costrinsero all'esilio, dall'altro il suo schieramento politico dalla parte dei populares, che appunto in Mario avevano il proprio baluardo. Morto Silla nel 78 a.C., Cesare fece ritorno a Roma e iniziò la carriera politica. Dopo esser stato riconosciuto capo del partito dei populares, nel 60 a.C. si accordò con Pompeo e Crasso, per tentare di arginare lo strapotere degli aristocratici, e con loro formò il primo triumvirato. Nominato console per il 59 a.C., ottenne per i cinque anni successivi il proconsolato della Gallia Cisalpina (l'attuale pianura padana) e Narbonese (l'attuale Provenza); qui, grazie alle vittorie ottenute contro le temibili popolazioni limitrofe,che minacciavano i confini della zona da lui protetta, e grazie alla conseguente sottomissione della Gallia, si guadagnò l'appoggio dell'esercito e un'immensa popolarità, fattori che costituirono la base del suo straordinario potere personale.
Questi successi determinarono anche le
inquietudini di Pompeo (Crasso era morto nel 53 a.C., combattendo
contro i Parti), che, vendendo minacciata la propria posizione di
potere, cercò e ottenne l'appoggio dei senatori aristocratici, gli
stessi senatori che il triumvirato aveva tentato di combattere e che
ora si sentivano parimenti minacciati da Cesare. Così, quando Cesare
si propose come console per l'anno successivo a quello del suo
ritorno a Roma, Pompeo fece votare una legge -chiaramente diretta
contro il rivale- in base alla quale solo chi era personalmente
presente in città poteva sostenere la propria candidatura. Dopo il
fallimento di varie trattative, Cesare, alla guida delle sue fedeli
legioni, decise di attraversare il fiume Rubicone (a sud dell'odierna
Ravenna), che segnava un confine non oltrepassabile in armi. Era
l'inizio della guerra civile, che vide a Farsàlo la sconfitta di
Pompeo e del partito senatorio (48 a.C.) e la successiva affermazione
di Cesare come padrone assoluto di Roma. Non era tuttavia un potere
destinato a durare; infattti, dopo aver ricoperto con continuità una
magistratura straordinaria (la dittatura), il 15 marzo del 44 a.C.
Cesare cadde vittima di una congiura di aristocratici nostalgici del
regime repubblicano.
2) Le opere
Cesare, oltre che uomo politico, fu
anche uno storico di primo piano. Sono conservate le sue due opere
principali, i Commentarii de bello Gallico e i Commentarii de bello
civili, che hanno per oggetto rispettivamente la campagna in Gallia e
la guerra civile con Pompeo. Si trattava propriamente di “appunti”
(questo il significato della parola commentarius), contenente i
resoconti degli eventi militari e i rapporti al senato, dettati da
Cesare ai suoi militari e successivamente rielaborati in forma
artistica dallo stesso Cesare. Certo il risultato non è una storia
oggettiva: benché Cesare tenti offrire una narrazione il più
possibile (tanto che parla di se stesso come di Caesar, e dunque non
in prima persona ma in terza), è chiaro che presenti i fatti secondo
una visione personale. In ogni caso le due opere rappresentano senza
dubbio la fonte più importante per la conoscenza della tormentata
storia romana di quegli anni e costituiscono il diario di un
condottiero geniale, che con la sua conoscenza politica e militare
seppe dare una svolta alla storia del mondo occidentale. Oltre che
per il loro prezioso contenuto, i commentari si apprezzano anche per
il loro stile, che è conciso e privo di orpelli retorici. Una
semplicità, quella di Cesare, che tuttavia nulla toglie alla
completezza e all'efficacia drammatica del racconto.
3) De bello Gallico
I sette libri che compongono i
Commentarii de bello Gallico, conosciuti anche più semplicemente
come De bello Gallico, contengono il racconto della progressiva
sottomissione della Gallia da parte di Cesare durante il suo
proconsolato, dal 58 a.C. al 52 a.C.; un ottavo libro fu
successivamente aggiunto da Aulo Irzio, un luogotenente di Cesare. La
narrazione prende le mosse della campagna contro gli Elvezi, la cui
migrazione verso nuove sedi, minacciando i confini della provincia
romana (l'attuale Provenza), aveva offerto il pretesto per l'inizio
della guerra. Si susseguono poi i resoconti di diverse vicende: la
lotta contro il capo dei Germani, Ariovisto, che intendeva
sottomettere la popolazione della Gallia del nord; la sottomissione
delle diverse tribù celtiche; il viaggio in Britannia (Cesare fu il
primo romano a sbarcare sull'isola), che era stata ritenuta
responsabile dell'invio di aiuti alle popolazioni galliche ribelli;
infine la repressione della pericolosa rivolta guidata dal re degli
Arverni, Vercingetorige, che si concluse con l'espugnazione della
roccaforte di Alesia, baluardo della resistenza gallica, e con la
cattura dello stesso Vercingetorige. Nel resoconto delle diverse
campagne militari, che portano alla definitiva affermazione romana
sul territorio gallico, trovano posto anche le descrizioni degli usi
e dei costumi delle popolazioni con le quali Cesare venne
successivamente in contatto.
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